Nota dell'autrice:
Per questa fanfic ho preso un piccolo spunto da un film bellissimo: "Al di là dei Sogni" con Robin Williams.
 
Al di là dei Sogni
 
   
 
Lentamente aprì gli occhi, c’era qualcosa che gli solleticava il naso. Andrè non capiva dove si trovava in quel momento...profumo di mare....profumo di pino...profumo di menta....che sensazione fantastica...che tepore....non era mai stato così bene fisicamente come adesso.
Alzò la testa e si rese conto che il paesaggio che aveva attorno era pieno di sole e di luce. Sole? Luce? Fiori? Colori? Mare? Ma.....come, lui.....CI VEDEVA!! Ci vedeva da entrambi gli occhi!!! Che miracolo era mai quello?? Fece per alzarsi: mise una mano per terra e si accorse che aveva dormito su una spiaggia. Ma non ricordava di essere mai arrivato lì, anzi...da dove mai veniva? Ricordava solo tanta gente che fuggiva, l’odore del fumo e...della morte! La morte! Lui aveva appena chiuso gli occhi e quando li aveva riaperti era li’ e per di più ci vedeva! Ma che stranezza era mai questa? <<Sicuramente sto sognando ancora e quando mi sveglierò racconterò ad Oscar cosa ho sognato>>. Già, Oscar, l’ultima volta l’aveva sentita piangere. Invocava il suo nome tra le lacrime...perchè? Poi non era più riuscito a distinguere nè immagini nè parole. Si era risvegliato in questo strano posto... o anche ora stava sognando?. Decise di alzarsi. Era leggero come una piuma, stava benissimo e il suo occhio sinistro era in perfette condizioni. Quello destro era completamente ristabilito, qualcuno aveva usato una qualche cura miracolosa?
Si scosse e si guardò intorno: quel posto era identico alla Normandia, era identico al paese in cui i Jarjayes avevano la residenza estiva, dove lui e Oscar passavano le estati quando erano ragazzini. Ma come era arrivato li? Si ricordava solo che era sdraiato su di una barella, in Place Vendome e che Oscar era accanto a lui.
Si incamminò incuriosito lungo la spiaggia. Da lontano vide un cavallo bianco che galoppava verso di lui. Cercò di focalizzare lo sguardo su quella figura, non ancora completamente abiutuato a quella visione globale del mondo. Quando il cavallo fu vicino a lui si fermò e, trottando piano piano, gli si mise accanto. Il muso dell’animale gli diede un lieve buffetto sul  volto. Andrè lo osservò da vicino e gli accarezzò il muso. Sembrava che l’animale gradisse. Guardandolo bene, si accorse che quello era César, il cavallo di Oscar. Ma allora, anche Oscar doveva essere li!!
<<Fermo! Chi sei? Lascia quel cavallo!>>. Erano le grida di una ragazzina.
Andrè si voltò. La bambina era proprio dietro di lui. <<Chi sei scusa? E perchè non dovrei toccare questo cavallo? Guarda che non ti appartiene piccola, questo è il cavallo di un’altra persona>>. La ragazzina lo fissò con sguardo arrabbiato e gli tolse di mano le briglie che Andrè teneva ancora strette. <<Mi stò prendendo cura di questo animale, almeno finchè non arriva la sua proprietaria! Tu chi sei?>> . <<Mi chiamo Andrè>>. <<Andrè, Andrè...mi sembra di aver già sentito questo nome..>> disse la ragazzina sovrappensiero. Andrè la osservò per bene, le era familiare quel volto. Piccola, minuta, bionda con i capelli molto lunghi. Esile, nel suo vestito rosa, elegantemente agghindato da fiocchi dorati. <<E tu chi sei?>> <<Mi chiamo Charlotte, Charlotte Polignac>>

****

Charlotte Polignac. Andrè la fissò per un attimo. Polignac, era il nome della migliore amica della Regina, lo ricordava bene. <<Buffo, ti chiami come una ragazzina che ho conosciuto>>, disse lui. La bambina lo osservò in maniera interrogativa. <<Ma tu, tu sei Andrè, l’amico del Capitano Oscar! Mi ricordo di te. Quella ragazza, Rosalie, veniva spesso ai balli accompagnata da te>>. Andrè era sempre più perplesso. <<Frequenti Versailles piccola? Se ti chiami Polignac dovresti essere imparentata con la Contessa Yolande de Polignac>>. Charlotte lo guardò con arroganza, <<lei è mia madre>>.
Andrè si mise a ridere. <<Ma che dici! La Contessa di Polignac ha avuto solo due figlie, Rosalie e....e una ragazzina che ebbe un tragico destino, portava il tuo nome...>>. Charlotte lo guardò <<io sono quella ragazzina se è per questo!>>.  <<Ma cosa stai dicendo! Charlotte Polignac è morta! Si è tolta la vita gettandosi dal tetto di Versailles!>>. César si imbizzarrì e strattonò la piccola Charlotte. Andrè fece un balzo in avanti per riprendere le briglie del cavallo. <<Sono io quella ragazzina - ripetè - io sono morta Andrè, tutti qui lo siamo>>. Andrè era visibilmente impallidito. Morti? Ma cosa stava dicendo?? <<Pensaci Andrè, pensa per un attimo dov’eri fino a qualche tempo fa, a com’eri..>>. Andrè cercò di ricordare gli ultimi avvenimenti della sua vita. Oscar che gli confessava di amarlo, il loro amplesso nel bosco, i disordini di Parigi, gli spari, quel dolore al petto, la sua vista che si annebbiava, le lacrime di Oscar, le sue grida ”Andrè! Perchè mi hai lasciata sola!!!!!!!!!!!!!!!” Qualcosa, un varco, si aprì nella sua mente e piano piano si rese conto che Charlotte aveva ragione, loro erano.....MORTI!
<<......NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!>>
Si mise ad urlare, copiose lacrime gli rigavano le guancie, si accasciò per terra e si mise a battere i pugni sulla soffice sabbia dorata. Ecco il motivo per cui ora ci vedeva benissimo!!!
Charlotte osservava lo strazio dell’uomo chino ai suoi piedi, con occhi pietosamente rivolti verso di lui. <<Andrè, non fare così, Andrè....>>
Perchè era dovuto succedere? Perchè proprio a lui, a loro! Oscar!! Doveva in qualche modo tornare indietro, non poteva lasciarla così. Il suo cuore era lacerato da un dolore mai patito prima. <<Cristo!!! Che devo fare!!! Devo tornare indietro!!!>> <<Non si puo’, a nessuno è concesso>> disse Charlotte. <<Ci deve essere un modo maledizione!>>
<<Noi non possiamo interagire col mondo dei vivi, possiamo solo osservare passivamente gli eventi che succedono sulla Terra e aspettare che i nostri cari ci raggiungano. Se vuoi, puoi osservare , io lo faccio spesso>>.
Andrè si mosse verso la piccola e l’aiutò a  salire in groppa al cavallo. <<Charlotte, anche César è...>> non riuscì a finire la frase. Lei annuì con espressione mesta. <<Ma Oscar sta bene>>, questo rincuorò in poco Andrè.
Andrè si guardò attorno per la prima volta: il mare, il sole tiepido, il profumo della natura incontaminata. Era tutto così bello e rilassante, era il Paradiso.
<<Charlotte, perchè ci troviamo proprio qui? E’ dunque questo il Paradiso?>> <<Per noi si - disse la bambina - ma ce ne sono tanti, ce n’e’ uno per ogni uomo. Il Paradiso è tutto quello che tu hai sempre desiderato in vita, è il luogo da dove nascono i tuoi sogni>>. Andrè ripensò a quelle volte in cui con Oscar parlavano della Normandia. Il periodo più bello della loro giovinezza l’avevano passato proprio in quel posto: a rincorrersi sulla spiaggia e a stanare i granchi che si nascondevano nella sabbia. Ricordi di un passato, ricordi di una vita.
Le lacrime gli rigavano le guance: com’è effimero tutto quanto! Pensava di aver raggiunto la felicità completa, insieme alla donna che amava e invece...
Senza rendersene conto avevano raggiunto una casa. Era splendida e Andrè si accorse che era esattamente la villa dove lui e Oscar avevano passato quell’estate. Entrarono e il profumo di casa impregnò le narici di lui, <<Andrè, qui ti è concesso fare quello che vuoi>> disse la ragazzina. <<Questa è casa tua, puoi andare e venire>>
Entrarono in una grande salone, appeso alla parete un quadro. Andrè rabbrividì, quel quadro non era altro che ....quello che il pittore aveva dipinto ad Oscar. Con gli occhi fissi sul ritratto, Andrè sentì le gambe che vacillavano. Com’era bella la sua Oscar! Com’era fiera! Pianse disperatamente <<Devo rivederla! Devo assolutamente stare con lei!>> <<Verrà il suo momento Andrè, ti assicuro che verrà il suo momento. E quando sarà l’ora, tu andrai a prenderla.  Noi possiamo osservare, comunicare con i cuori dei nostri cari, ma non possiamo intervenire, non ci è dato, Andrè, concentrati e rivedrai la tua Oscar>>.
Andrè fisso intensamente quel meraviglioso ritratto del dio della guerra. Il suo volto angelico e la spada sguainata. La sua Oscar...sentì una sensazione strana. Spazio e tempo non esistevano più, la sua mente vagava, volava nell’aria e superò la barriera della morte.

***

Parigi, la notte tra il 13 e il 14 luglio 1789.
Oscar singhiozzava, seduta sulla scalinata della chiesa della Madeleine. Era come se fosse morta. Non voleva vivere, che scopo aveva vivere? Andrè non c’era più e lei non avrebbe vissuto senza di lui.
<<Comandante, dovete farvi forza, Andrè  vorrebbe così>>, la voce di Alain le risuonava lontana, cosa ne poteva sapere lui! <<Non siete l’unica ad aver perso qualcuno>>, lei ricordò per un attimo il dolore straziante che si era impadronito di Alain alla morte di sua sorella Diane. <<Alain, io...non ce la faccio, io voglio morire Alain, io non posso più vivere in questo mondo quando il mio uomo non esiste più>>. Il suo desiderio di morire era talmente grande che Alain ebbe paura che lei potesse commettere qualche atto insano. <<Oscar, tornate indietro con me, combattete ancora con noi, Oscar, in nome della Francia, non rendete vano il sacrificio di Andrè>>. Aveva ragione. Non poteva tirarsi indietro in quel momento. Non sapeva cosa avrebbe fatto dopo, ma ora doveva seguire Alain, il suo posto ora era con i suoi uomini.

***

Mille sensazioni si impadronirono del cuore di Andrè in quel momento. Ora lui non era altro che anima e spirito, si accorse di poter udire delle voci che provenivano da un altro mondo. Voci sconosciute, voci di odio e di vendetta. Quella sensazione era tremenda, sembrava che ora lui avesse mille orecchi. <<La senti Andrè? E’ la voce della Francia che piange i suoi morti - Charlotte lo osservava - >>. <<Sì, lo sento, riesco a percepire il male che c’è nei cuori degli uomini...>>
Ad un certo punto una fitta al petto. Andrè sbarrò gli occhi e si portò le mani al cuore. Un’altra fitta, che succedeva? Lui era già morto! Non poteva morire un’altra volta!
Il dolore era lancinante, nulla a che vedere con quello che aveva provato quando gli avevano sparato.
Improvvisamente si sentì trasportato in un vortice e proiettato in cielo.
Vide colori, nuvole e ancora cielo.
Poi la vide.
Era per terra, accasciata, dolorante e ferita. <<Oscar!!!>> gridò con tutte le sue forze.
D’un tratto lei sembrò sentirlo e sollevò gli occhi al cielo. Lui percepì i suoi pensieri, aveva paura. Capì che anche per la sua donna era giunto il momento.

****

Una colomba...
In mezzo all’azzurro del cielo e al fumo, lei vide una colomba. La seguì con lo sguardo, con le poche forze che le erano rimaste.
<<...Andrè...Andrè...sto per...>>
Molte persone si accalcavano attorno a lei, cercando inutilmente di darle conforto e strapparla alla morte. Ma era troppo tardi.
Oscar era invasa dal desiderio di morire, di congiungersi finalmente con colui che aveva amato più di tutto.
Chiuse gli occhi, da lontano ancora quelle voci che cercavano di trattenerla, ma lei non le ascoltava più.  La colomba, dov’era la colomba....

****

Andrè si ritrovò fuori dalla villa.
Charlotte, ora, non c'era più.
Lui era sulla spiaggia. Si alzò e inziò a ricordare.
Cercava febbrilmente qualcosa, ma cosa?
D’un tratto in lontananza vide una figura eterea, vestita di bianco che si stava avvicinando. Montava un bellissimo cavallo bianco.......
Andrè sbarrò gli occhi, riconobbe in quella figura la sua amata Oscar.
<<Oscar!!!!!!!!!!!>>.
Lei spronò César che si mise a galoppare verso di lui.
Non le lasciò il tempo di fermarsi, le corse incontro e, ancora con il cavallo trottante, la tirò giù di sella.
<<Andrè!!!!!!! Amore mio, sei tu!!!!!!!>>
<<Oscar, sei qui!!!! Sei qui con me finalmente!!!!!!>>
Si abbracciarono, inginocchiandosi sulla sabbia dorata. Il rumore del mare faceva da sfondo alla loro immensa gioia.
Si baciarono, come se fosse la prima e l’ultima volta e rimasero così per un’infinità di tempo.
In quel luogo senza nome e inaccessibile al resto del mondo, avrebbero finalmente continuato a vivere felici, insieme. Per sempre.

                                                                                                                                Alex
 
 

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